L’uomo voleva un Dio, l’ha creato: il denaro.

La terra è viva, sebbene ogni giorno venga calpestata. L’altro giorno ha tremato, si è scossa e anche io, seppur lontano, ho sentito la sua vibrazione passarmi lungo la colonna vertebrale. Un brivido violentissimo. Penso a chi lo ha sentito ancora più forte di me. Le case non hanno retto, alcuni capannoni sono crollati, chiese e monumenti franati. Ma non è colpa della terra, non è colpa di nessuno. La natura ogni tanto ha bisogno di far capire all’uomo chi è che comanda. A quell’uomo che spesso, troppo spesso si scorda di portarle rispetto. All’uomo che uccide, distrugge, inquina, smonta e rimonta ogni cosa come se fosse padrone dell’universo. Beh, non è così. L’uomo è padrone solo della sua vita, è padrone solo delle traccie che lascia quando cammina e potrebbe far si che quelle traccie non siano di distruzione, di aridità e di solitudine. Potrebbe lasciare impresse le traccie da seguire verso un mondo migliore, per tutti. Mi chiedo spesso se l’uomo si guarda intorno. Lo fa? Le vede le meraviglie che lo circondano?! I campi verdi dopo la pioggia con quell’odore inconfondibile di erba bagnata. Il mare quando ci riflette il sole che sembra ricoperto di lingue di luce. Il cielo al tramonto che assume mille sfumature, giallo viola rosa verde azzurro. Il sole di mezzogiorno che rende l’aria tremolante d’estate. La neve che uniforma i paesaggi in inverno. Le foglie che cadono e i colori caldi dell’autunno. I fiori e il polline di cotone della primavera.

Perché si vuole distruggere tutto questo? Per avere più soldi? Per comprarci cosa? Non si può comprare un’altra vita né un altro mondo in cui viverla. Il mondo, la terra è l’eredità che ogni uomo lascia ai suoi figli, più di ogni altro bene immobile o di qualsiasi conto in banca.  Perché il bene immobile crollerà se non si è difeso il terreno, la banca potrà essere distrutta da un qualsiasi evento atmosferico. Un’alluvione di quelle che di solito capitano perché non c’è stata salvaguardia dei fiumi.

L’uomo sta creando un deserto senza oasi. Un deserto di sentimenti e di fantasia. Un deserto in cui potrà far sfilare tutte le parate militari possibili. Con tanto di vecchi viscidi e barbosi ad applaudire uno stormo di guerrafondai senza arte né parte. Parate che non avranno né cielo né terra. Avranno uomini,    bestie che sfilano in onore della milizia, della forza, della possibilità di uccidersi l’uno con l’altro senza motivo. Clap, clap. Mentre intanto da una finestra si affaccerà un diavolo vestito di bianco lanciando preghiere a destra e a manca, lavandosene le mani di tutto come fece Pilato, attaccato al suo potere, alla sua sedia ed al suo presunto onore. Perché è più facile essere Pilato e  lavarsene le mani. E si può anche dire tutto il Credo a memoria, fare la recitina domenicale su chi la sa meglio. E poi? Lavarsene le mani per gli altri sei giorni! Così che non me ne frega se i miei capannoni non sono a norma, tanto io non ci vado. Non mi interessa se i monumenti sono pericolanti, perché quei soldi me li metto in tasca o mi ci compro la macchina. Se le case sono fatte male, peggio per chi ci sta perché non ho tempo da dedicargli. Questo è l“ite missa est” di oggi, ciò che si predica, la missione: la pecuniam. Volevano un Dio e se lo sono creato incarnandolo nel denaro.

Io non mi riconosco in tutto ciò. E se non è il mondo che è torto, lo sarò io. Ben felice di esserlo in tutta la mia “tortitudine”.



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